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L’industria bancaria italiana ha la caratteristica di avre uno stretto legame tra la banca stessa ed il territorio in cui opera. Lo si evince in maniera piu’ evidente nel caso di banche di piccola e media dimensione. Tale sistema di per se puo’ essere virtuoso tanto da aver rappresentato un argine al dilagare di prodotti strutturati molto complessi e disconnessi dai bisogni degli imprenditori.
Pero’, se da un lato questo connubio banca-impresa ha contribuito ad attenuare l’ intervento pubblico di salvataggio delle banche italiane, mentre in altri paesi si e’ manifestato in maniera molto piu’ virulente, dall’ altro nasconde delle insidie che dovrebbero essere affrontate e in fretta.
Il sistema bancario Italiano e quello delle imprese dovrebbe elaborare un modello di relazione diverso. Dove le imprese diversificano la loro esigenza di liquidita’ spostandola da un modello interamente dipendente dalla banca ad un modello dove il capitale e’ anche reperito sui mercati finanziari, restando il ruolo delle banche fondamentale, non solo nel reperire il risparmio delle famiglie ed impiegarlo nelle imprese piu’ meritevoli, ma anche come consulenti delle imprese stesse che vogliono reperire capitali sui mercati finanziari o vogliono espandersi oltre confine (banche come business leaders).
Ovviamente per fare tutto cio’ le banche italiane (qui mi riferisco soprattutto a quelle di piccola e media dimensione) hanno bisogno di sviluppare un “hard/soft known-how” che al momento non possiedono. Hanno bisogno di un sistema integrato di business che consenta loro di valutare il rischio cliente/mercato usando un approccio non solo qualitativo (bilancio) ma anche quantitativo (strumenti quantitativi di rating, di analisi di prodotti finanziari etc..).
La partecipazione che molte imprese hanno nelle banche mostra ancor meglio tale connubio. Questo modello e’ positivo e va incoraggiato, esso e’ coerente con il modello di banca cui accennavo sopra (business leader). E’ da incoraggiare la presenza di aziende nei consigli di amministrazione delle banche. A patto che questi legami partecipativi siano chiari ed evitino conflitti di interesse e quindi una imperfetta allocazione degli impieghi bancari.
Una prima soluzione a questo problema potrebbe venire dall’ uso dell’ analisi quantitativa (oltre che qualitativa) nell’ impiego del credito delle banche e nelle scelte di investimento.
Professore Mario Cerrato
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